LA GENEALOGIA
La tradizione della famiglia Pontani (in origine Pontanus dalla radice etrusca “pont”), nei racconti tramandati dagli antenati, si richiama ad un’origine etrusca (in tal senso la Famiglia Pontani verrebbe annoverata tra le Famiglie nobili che fondarono Siena, la Saena Etruriae, che poi sarebbe stata la Saena Iulia), a forti legami, in Italia, non solo con la città di Siena, ma anche, tra le altre, con Piacenza e Roma, ed a titoli nobiliari (sia a Siena che ad Udine e, per il ramo familiare, che mutò il cognome in Pontano, a Bergamo); significativi risultano poi i legami storici con lo Stato Pontificio ed il “mondo germanico”.
Le ricerche di documenti e citazioni in opere conservate in biblioteche hanno condotto a confortare, sino ad oggi, almeno una parte della tradizione familiare orale.
I risultati della ricerca: la genealogia da Franceschino, pretore in Siena, a Lorenzo, conte e patrizio romano e veneto, sino ai giorni nostri
Dalla ricostruzione storica, sino ad oggi effettuata sul fondamento di documenti (per la gran parte rinvenuti presso gli archivi di Stato e della Cattedrale di Tarquinia), si rileva che i primi dati genealogici della Famiglia Pontani, rappresentati per discendenza diretta da un capostipite, pongono la Famiglia, nel suo ceppo originario, residente a Siena, con Franceschino (1261), pretore (magistrato, per dignità e grado immediatamente inferiore al Console, cui era affidato il compito di amministrare la giustizia della città). A lui seguì Lamperto (1296), che fu console (sommo magistrato; la magistratura consolare, secondo alcuni, risalirebbe al 1138, secondo altri al 1125, con la menzione di Manco a primo Consul Saenensis) nella stessa città.
Il figlio di Lamperto, Pietro Paolo (1330), detto Stella, fu cavaliere del popolo senese, ascritto al Monte del Popolo (nella repubblica senese il Monte era un Ordine “di potere”; i Monti erano i seguenti: dei Gentiluomini ovvero dei Nobili, del Popolo, dei Nove e dei Riformatori. Tra i suoi fratelli sono ricordati Corradino che, con Ranieri Pazzi, partecipò alla prima crociata (così risulta da un documento storico conservato negli archivi della Cattedrale di Tarquinia).
E’ ragionevole pensare, in relazione al periodo, che si trattasse della nona crociata e che lo stesso vi abbia partecipato con un discendente della Famiglia dei Pazzi. Ranieri Pazzi è ritenuto il capostipite di detta nobile Famiglia, trasferita a Firenze da Fiesole, e che vide nel suo discendente, Pazzino de’ Pazzi, leggendario cavaliere crociato che, durante la prima crociata, grazie alle sue prodezze, durante l’assedio di Gerusalemme, ottenne le tre schegge del Santo Sepolcro che, ancora oggi, sono usate per far scaturire la scintilla che accende la fiamma usata per la festa dello “scoppio del Carro” durante la nota festa fiorentina. Altra possibile interpretazione è che nei registri della Cattedrale di Tarquinia risulti una trascrizione errata e che la versione corretta sia riferibile a Corradino Pontani, antenato di Franceschino, che ebbe a partecipare, con Pazzino de’ Pazzi, alla predetta prima crociata.
In ogni caso, la testimonianza della trascrizione in esame è quella in forza della quale un componente della Famiglia Pontani, con altro della Famiglia Pazzi, partecipò ad una Crociata.
Considerata la sottolineatura circostanziata nei registri della Cattedrale di Tarquinia vi è ragione di ritenere che Corradino Pontani, antenato diretto, e non discendente, con l’omonimo nome di battesimo, di Franceschino Pontani, partecipò effettivamente alla prima Crociata per piantarvi il vessillo cristiano, e lavorò con Raimondo Renato, scultore, e con Arrigo da Campione, portando a termine, a Modena, la Torre della Girlandina, verso il 1319.
Lorenzino (1364), figlio di Pietro Paolo, fu capitano dei Guelfi in Siena; tra i suoi fratelli si ricordano Domenico, “benemerito alla Patria nell’esercizio d’importanti uffici e ambascerie” e Paolo che “fu tre volte dei priori (prior-oris, che precede, rappresentanti di importanti corporazioni delle Arti chiamate a far parte del governo della città; i Priori erano organo di Magistratura) e due volte gonfaloniere” (magistrato).
Lamperto Carlo, figlio di Lorenzino, nel 1393, fece parte della Balìa (all’epoca organo che svolgeva uffici speciali e che divenne Magistratura ordinaria con la riforma generale dell’1 febbraio 1561, voluta dal Granduca Cosimo I, poi, soppressa il 29 agosto del 1786. La Balìa ed i Priori esprimevano le supreme magistrature della città), mentre il fratello, Vincenzo, anch’egli di parte Guelfa, fu, per ragione di tale militanza, “causa, per lungo volgere d’anni, di infiniti mali”.
Pietro Paolo, figlio di Lamperto Carlo, disponeva di significativi possedimenti oggetto di testamento, nel 1438, per atto del notaio Arturo Mannelli; il fratello, Giuseppe, fu oratore al Re di Francia.
Lorenzo Luigi, figlio di Pietro Paolo, fu amico di Conrad (Corrado) Sweineim e Arnold (Arnaldo) Pannartz, allievi di Gutenberg, i quali portarono a Roma la seconda edizione tipografica a caratteri mobili della Bibbia (la sorella di Lorenzo, Eleonora, fu dell’Ordine delle clarisse).
Domenico Salvatore, figlio di Lorenzo Luigi, fu tesoriere in Siena, nel 1502; si ricorda il fratello Paolo, dottore in leggi, civile e canonica, a Pisa, al quale vennero affidati importanti uffici presso Massimiliano d’Austria, nel 1497, ed il Papa Pio III nel 1503.
Giuseppe, figlio di Domenico Salvatore (1538), fu protonotaio; tra i suoi fratelli si ricordano Lorenzo, priore, e Pietro Antonio, maestro di arte oratoria.
Agostino, figlio di Giuseppe (1574), si dedicò, “con notevole profitto, ed accumulando una significativa sostanza, al commercio delle spezie con l’Oriente”; il fratello Lamperto, dottore in leggi, civile e canonica, “fu uomo di somma dottrina, dotto in greco e latino”. Il Pontefice Pio IV (Giovanni Angelo Medici di Milano), nel 1562, “lo creò cavaliere con ampi privilegi”.
Pietro, figlio di Agostino, nacque a Siena nel 1610, giureconsulto, sposò la nobile Carla Mozzi; tra i suoi fratelli si ricordano Amalia, che sposò il nobile Michele Orlandini, Agostino chirurgo, Simone condottiero di fanti, Giò Batta, nato a Siena nel 1614, ingegnere militare, ed Isabella abbadessa a Roma.
Lorenzo, figlio di Pietro, nato a Siena nel 1648, fu dottore in leggi, civile e canonica, e “ambasciatore a più corti”. Il principe Ranuccio Farnese II, duca di Parma e Piacenza (17 settembre 1630 – 11 dicembre 1694, duca dal 1646), figlio di Odoardo Farnese V, duca di Parma, e di Margherita dei Medici, nel 1686, lo ha creato
conte con tutti i discendenti. Venne anche insignito dei titoli di Patrizio veneto, nel 1697, e di
Patrizio romano, nel 1702; sposò la nobile Anna Maria Orsini; tra i suoi fratelli e sorelle si ricordano Cesare, che fu arcidiacono della Cattedrale San Pietro ed insignito del titolo di patrizio romano, nel 1702, ed Isabella, che sposò il nobile Luigi Uberti.
Pietro, figlio di Lorenzo, nacque a Siena nel 1681, fu notaio, e sposò la nobile Antonella Pazzi.
Con Lamperto, figlio di Pietro e nato a Siena nel 1716, questo ramo della famiglia che, attraverso figli e nipoti, diede i natali a professionisti e docenti in diverse discipline, si spostò prima a Viterbo e poi, con suo figlio Giuliano, possidente, nato a Viterbo nel 1740, si trasferì a Tarquinia. Questo ramo della Famiglia visse, poi, costantemente a Tarquinia (dagli archivi della cui Cattedrale sono desunti molti dei dati riportati) sino al 1900 circa e, dopo un soggiorno a Civitavecchia, il discendente Lamberto (Lampertus, Hagesilaus, Ismaèl, Evandrus) si trasferì a Milano e con lui diversi fratelli e sorelle.
Figlio di Lamberto è Franco Pontani e i suoi due figli sono Marco P. F. e Federico P. F.
Dalla metà del 1700 l’indirizzo professionale della famiglia, a forte matrice giuridica (dottori in leggi, giureconsulti, notai e protonotari, avvocati, ecc.), letteraria e religiosa, ne assunse uno più variegato, anche se permangono consistenti gli indirizzi professionali in materia giuridica (le aree di attività della Famiglia Pontani si allargano a quella economica, militare, letteraria; più recentemente, in Europa e negli USA, risultano presenti indirizzi professionali, oltre che nelle materie giuridiche, nella scienza medica, in quella delle biotecnologie e dell’informatica).
Testimonianze della famiglia Pontani nelle fonti storiche
Si citano tra le principali:
1. Giovan Battista Di Crollalanza, Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti, Pisa, 1886-90, presso la Direzione del Giornale Araldico, Vol. II, pag. 359, ove per i Pontani di Siena si conferma che gli stessi erano risieduti (“Riseduti”), per il Monte del popolo, anche nel 1496; si rappresenta che per il ramo della famiglia in Udine lo stemma (arma) nobiliare era così rappresentato: “di verde, alla banda d’oro, accompagnata da due crescenti dello stesso, quello in capo a sinistra rivoltato, e quello in punta a destra montante”, mentre per i Pontano, della discendenza dei Pontani, in Bergamo, “l’arma in spaccato di quattro partiti, recava nel quarto partito a destra, spaccato di verde e d’argento, ed a sinistra d’argento, a tre bande di verde, nel secondo (partito), d’azzurro, al ponte d’argento di tre archi”. I tre stemmi (Pontani di Siena, Pontani di Udine e Pontano di Bergamo) recano, quindi, elementi di comunanza, sia quanto a colori che a crescenti, sia quanto a rappresentazione (il ponte dei Pontani di Siena è a due archi, mentre quello dei Pontano di Bergamo è a tre archi).
2. Enciclopedia Italiana Treccani, Vol. XXVII, 1935-1949: “Pontano Giovanni (Gioviano)”, “… dalla Famiglia dei Pontani, cospicua in Cerreto – un Borgo tra Norcia e Spoleto …”.
3. “I libri dei Leoni, la nobiltà di Siena in età Medicea (1557-1737), pag. 423, a cura di Mario Ascheri, Monte dei Paschi di Siena, 1996 (la decorazione dei libri dei Leoni è di Caterina Pallavicino; le notizie storico-archivistiche e le iscrizioni sono a cura di Maria A. Ceppari Ridolfi e Patrizia Turrini): “Nel corso dei secoli la Suprema Magistratura Senese usò registrare in appositi libri, detti dei Leoni – poiché sulla copertina erano dipinti o impressi, oltre alla Balzana, dei Leoni simboli del Popolo; i nomi dei Capitani del Popolo e dei componenti il Concistoro eletti ogni bimestre. Il primo libro dei Leoni è dell’anno 1371, l’ultimo è del 1808”.
Di questi libri, quattro e cioè quelli che coprono il periodo compreso tra il 1581 e il 1675 portano delle miniature con in basso gli stemmi dei componenti il Concistoro e del Capitano del Popolo e nella parte alta una scenetta relativa al Capitano in carica con la sua famiglia, oppure a ricorrenze e a fatti salienti della vita senese avvenuti nel bimestre nel quale i registri sono redatti” (fonte è l’archivio del Concistoro del Comune di Siena, Inventario, a cura dell’archivio di Stato di Siena, pubblicazione del Ministero degli Interni, Roma, 1952, pagg. 371-373).
Tra le figure vi è quella dell’Annunciazione (Libro VIII dei Leoni), tempera su carta pecora (di cm 20,5 x 32), attribuita a Bernardo Rantwyck (pittore di Nimega, attivo a Siena), ove compaiono, tra gli altri, lo stemma di D. Camillus Pontanus (pag. 423, con commento a pag. 373). La miniatura, in discrete condizioni, ma abrasa in basso, appartiene al bimestre novembre – dicembre del 1590. “La scena si svolge all’interno di una stanza dove Maria, in ginocchio, riceve sorridendo l’angelo che con un giglio in mano le reca l’Annuncio. Sulla sinistra, attraverso un’apertura, si può vedere un piccolo paesaggio. In basso sono gli stemmi del capitano del Popolo e del Concistoro.
Le iscrizioni sotto lo stemma Tolomei sono volontariamente cancellate, ma è stato possibile recuperarle attraverso l’elenco dei nomi della pagina accanto”.
L’ultimo stemma in basso a destra è quello di Camillus Pontanus (dal quale si evince lo stemma di famiglia con la rappresentazione di un ponte al naturale a due archi su un fiume, con la rappresentazione di un giglio d’oro – di tre foglie, di cui la mediana diritta ed appuntita, le due laterali, di cui una sola visibile ricurve, tutte unite da una stanghetta su fondo blu.
Il giglio d’oro non è menzionato nello stemma nobiliare dei Pontani di Siena commentato dal G. B. Crollalanza -, simbolo volto, presumibilmente, sia a testimoniare la militanza guelfa della Famiglia Pontani, sia il giglio di casa Farnese con inversione del colore – il giglio di casa Farnese è azzurro in campo d’oro: così lo stemma che vede sei gigli azzurri in campo d’oro come nella torre campanaria della Chiesa Collegiata di Gradoli -; sul ponte il crescente d’oro su fondo blu.
Lo stemma appare nella sua rappresentazione leggermente diverso da quello riportato come recente stemma della famiglia quale ricostruito dalla descrizione del G. B. Di Crollalanza, come “attribuito”(in verità preesistente e di pertinenza della Famiglia Pontanus), nel 1686, al conte Lorenzo Pontani.
Dalla stessa fonte (I libri dei Leoni) si rileva che tra i “Riseduti” sono citati Pontani Camillo di Marco, P. T. K., 1590 – Pontani Orazio di Marco P. T. K., 1572 – Pontani Taddeo di Giulio P. T. K. 1580, ove P. = Monte del Popolo e T. K. = Terzo di Kamollia (o Camollia). Gli altri Terzi erano quello di Città e quello di S. Martino (vedi
www.ilpalio.siena.it, ove si rinvengono anche altre notizie storiche e rappresentazioni cartografiche delle aree di “dominio” senese). I “Riseduti” erano membri di Signoria che, avendo ricoperto carica nel Concistoro – luogo ove si riuniva il massimo organo ufficiale di governo della città (pag. 15) venivano assegnati ad una categoria di cittadini particolari, con diverse prerogative in tempi diversi. Negli ultimi due secoli della Repubblica senese il “Riseduto” poteva accedere, a vita, ad uno speciale Consiglio che finì per chiamarsi Consiglio del popolo o, umanisticamente, anche Senato, proprio per l’importanza della carica (v. pag. 16, nota 20 della fonte) della città di Siena in età Medicea (1557-1737), a cura di Maria A. Ceppari Ridolfi, Saritta Massai, Patrizia Turrini (pag. 523).
4. Bibliotheca Augustana, Saeculum quintum decimum, Ioannis Iovianus Pontanus, vir doctus, poeta, politicus, natus anno 1426 in Umbria, obit anno 1503 Neapoli, autore di Carmina, dei quali esistono le seguenti edizioni Basilea 1556, Firenze, edizione M. Soldati, 1902, Edizione Y. Oschger, Bari 1948, versione elettronica a cura di Alexsander Marius 1997.
Nella Bibliotheca Augustana si riferisce ancora di Joannis Cotta, vir doctus, umanista, poeta, natus anno 1480, obiit anno 1510, Neapoli, “amicus discipulusque Pontani”.
5. Ludovico Muratori – R.I.S. III, 2-3, Gaspare Pontani, dal diario romano già riferito al Notario di Nantiporto, relativo al periodo 5 giugno 1482, 26 giugno 1486.
In Siena, in Contrada Prioria della Civetta, è aperta una via dei Pontani. In Perugia è aperta una via intitolata a Giovan Battista Pontani.